• Di MASSIMILIANO GUERRINI  – Mi è capitato di assistere a un incontro con un noto (e dotto) teorico della cinofilia italiana, e un cane.  L’uomo proponeva, solo alcuni anni orsono, corsi da educatore cinofilo per la modica cifra di settemila euro circa.

    Lo vidi profondamente impacciato nel condurre al guinzaglio un esemplare di dobermann dall’ottima docilità; mi è capitato di ascoltare e leggere le parole di un moderno guru, contrario come altri suoi colleghi a ogni genere di addestramento, confondere la semplice vigilanza di un Boxer in aggressività; mi è capitato di snidare chi, riadattando comprovate tecniche di riabilitazione comportamentale, usa rivisitarle nell’esposizione e ne muta il titolo, adottando “affascinanti” denominazioni straniere. Sono più glamour agli occhi del grande pubblico, e possono essere riproposte in una chiave “nuova”: novità fittizie che hanno presa sulle nostre fragilità e sui nostri limiti.

    E ancora una miriade di pseudo professionisti rifiutare che il rapporto uomo-cane possa dimostrarsi non solo idilliaco, ma intimamente complesso, e in quanto tale (altresì) problematico per entrambe le specie. L’amore non rappresenta la soluzione a ogni difficoltà, né gioca un tale ruolo in natura.

    Non potremo mai prescindere dall’esperienza.